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il kintsugi, l’arte di accettare le imperfezioni e diventare unici

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il kintsugi è una pratica giapponese che consiste nel riparare gli oggetti rotti evidenziando la riparazione con dell’oro.

è una filosofia della vita che invita a riflettere sulla capacità delle cose e delle persone di rinascere e tornare utili dopo eventi avversi.

diventando più belli e unici proprio nei punti fragili, nelle cicatrici.

il filo d’oro del kintsugi rende più prezioso l’oggetto e permette di continuare ad avere una funzione, un’utilità.

il difetto e l’imperfezione diventano caratteristiche e valore di unicità.

siamo abituati a rimpiazzare le cose rotte, a buttare via e a sostituire con il nuovo, con le cose come con le persone.

una filosofia che ci fa riflettere sull’importanza della riparazione, del rimediare agli errori e sul fatto che dopo si aggiunge valore a quello che aveva in precedenza, proprio perché ha una storia.

un piatto che si rompe è più facile buttarlo che ripararlo. no?

il kintsugi invita a ripararlo, a evidenziare con l’oro punti in cui si è rotto, a metterlo al centro della collezione, perché unico.

ogni incidente di percorso lascia delle cicatrici, visibili o meno. sta a noi valorizzarle, dare un importanza.

e le imperfezioni che ci portiamo dietro devono diventare il nostro segno distintivo.

sbagliando si impara si suol dire.

ma si impara capendo gli errori ed evitando di ripeterli, capendo dove si sbaglia.

dal lato umano, il kintsugi invita a rispettare gli altri, le loro idee, i desideri e le aspettative.

come una distrazione ci può portare a rompere un piatto, così una parola fuori posto può ferire qualcuno.

e che non è mai tardi per scusarsi, per rimediare a un errore, anche se i rapporti non torneranno quelli di prima.

in poche parole, a dare una seconda possibilità.

è un lavoro di pazienza, di calma e introspezione, che diventa maggiore fiducia in se stessi.

con i kintsugi le fratture arricchiscono le cose e le persone rendendole uniche, con le ferite che diventano bellezza.

no, non andare a fratturarti un gamba per sembrare più bello. 😉

non ho parole.. sigh!